Dopo le restrizioni determinate dalla pandemia il festival dell’educazione. tornerà il prossimo aprile a abitare palazzi e teatri, ma anche strade e giardini di Rovereto.
“Non mi riguarda”, “non mi interessa”, queste frasi si alternano sempre più di frequente ad opinioni, spesso individuali, urlate, anche quando in buona fede, dietro una tastiera o manifestate con gesti pubblici eclatanti, quando non addirittura con azioni violente.
Sono segni del crescente rischio che la nostra si trasformi nella società dell’indifferenza e dell’isolamento o, al contrario, dell’aggressività e dell’aggressione.
In questo contesto restano nell’ombra gli slanci, le energie, i desideri e gli impegni condivisi che pure ci sono, e il futuro diventa meta indefinita la cui costruzione è oggetto di un continuo rinvio o di delega in bianco, perdendo così la consapevolezza che a sopravvivere non sono i singoli, ma la collettività. Le sfide che abbiamo davanti sono ormai chiare – sostenibilità, inclusione, digitalizzazione, povertà e così via – e richiedono cambiamenti importanti nel modo in cui le persone stanno al mondo: consumi, trasporti, istruzione, stili di vita e lavoro.
Ed è a scuola e con la scuola, insieme ai suoi protagonisti, che si possono costruire spazi di dialogo e di incontro, ricercare nuove modalità di confronto e di ascolto per costruire insieme il lessico del futuro.