Archivio

Nuovi alfabeti
“Dialoghi e incontri, spettacoli e concerti, laboratori e attività per bambini.
EDUCA rimette al centro dell’attenzione collettiva l’educazione contribuendo a diffonderne l’essenza vitale: quella di un’avventura quotidiana, appassionante e creativa che rifiuta l’ingenuità, ma non la spontaneità e si fonda sulla capacità di interrogarsi.”
Dare ai protagonisti di domani opportunità di partecipazione ed espressione, di sperimentazione e incontro: con questo obiettivo il Comitato promotore e il Board scientifico di EDUCA con la supervisione formativa di IPRASE, e la direzione artistica del festival Educa Immagine organizzano, in collaborazione con numerosi attori del territorio locale e nazionale, appuntamenti dedicati a bambini, ragazzi e giovani. Momenti da vivere tra coetanei e con insegnanti ed educatori.
Scegliamo il futuro

L’emergenza sanitaria che per lunghi mesi ha reso lo spazio domestico luogo esclusivo di vita, ha imposto a bambini e ragazzi e ai loro genitori di rivedere tempi e contesti delle loro relazioni. Allo stesso modo insegnanti ed educatori sono stati chiamati a ripensare, senza il tempo di prepararsi, il loro compito formativo ed educativo. Scuole e servizi educativi basati sulla presenza fisica e la socializzazione, sono diventati spazi inaccessibili nella forma tradizionale provocando in tante famiglie disorientamento e fatiche inedite.
Durante il lockdown e oltre, molti insegnanti ed educatori, istituzioni, enti culturali e centri di ricerca si sono adoperati per fronteggiare l’emergenza e creare nuove forme di vicinanza educativa, un’inedita prossimità nella cura e nella didattica, sperimentando nuovi strumenti e nuovi metodi. Fonti che, nonostante l’apparente democraticità della rete, sono rimaste inaccessibili per una parte di bambini e ragazzi e le loro famiglie, acuendo, se non generando ex novo, nuove distanze sociali che rischiano di pesare sul futuro delle comunità.
Con Educa 2020, ancora immersi in questa esperienza radicale creata dal Covid 19, abbiamo provato a capire quali sono i rischi e quali le opportunità educative per costruire l’educazione del futuro.
FUTURI ANTERIORI 
LIVE | ONLINE
 
L’emergenza sanitaria che per lunghi mesi ha reso lo spazio domestico luogo esclusivo di vita, ha imposto a bambini e ragazzi e ai loro genitori di rivedere tempi e contesti delle loro relazioni. Allo stesso modo insegnanti ed educatori sono stati chiamati a ripensare, senza il tempo di prepararsi, il loro compito formativo ed educativo. Scuole e servizi educativi basati sulla presenza fisica e la socializzazione, sono diventati spazi inaccessibili nella forma tradizionale provocando in tante famiglie disorientamento e fatiche inedite.
Durante il lockdown e oltre, molti insegnanti ed educatori, istituzioni, enti culturali e centri di ricerca si sono adoperati per fronteggiare l’emergenza e creare nuove forme di vicinanza educativa, un’inedita prossimità nella cura e nella didattica, sperimentando nuovi strumenti e nuovi metodi. Fonti che, nonostante l’apparente democraticità della rete, sono rimaste inaccessibili per una parte di bambini e ragazzi e le loro famiglie, acuendo, se non generando ex novo, nuove distanze sociali che rischiano di pesare sul futuro delle comunità.
Con Educa 2020, ancora immersi in questa esperienza radicale creata dal Covid 19, abbiamo provato a capire quali sono i rischi e quali le opportunità educative per costruire l’educazione del futuro.
SCUOLA – FAMIGLIA: un gioco di squadra
 
Un buon gioco di squadra è un’alchimia difficile da tradurre in una formula esatta. Lo sport tuttavia ci insegna che contando solo sui propri talenti si può vincere una partita, ma è con la forza del gruppo che si conquistano i campionati. Lo spirito di squadra è armonia delle imperfezioni, è dissolvere i difetti di ciascuno nell’abbraccio del gruppo, ma è anche amplificare le capacità dei singoli nello sforzo unisono di un obiettivo comune. L’educazione, da questo punto di vista, è come un campo di gioco in cui scendono insieme genitori, insegnanti e studenti. La cronaca, i social, il dibattito pubblico ci restituiscono però, e sempre più spesso, l’immagine di famiglie e docenti come avversari più che compagni di squadra. L’escalation di violenza, verbale e fisica, che si materializza nelle aule, è solo l’evidenza più estrema di un’alleanza che è venuta meno. Eppure la letteratura scientifica dimostra che quanto più bambini o ragazzi percepiscono coerenti gli stili educativi degli adulti di riferimento (insegnanti, educatori, genitori…) tanto più si impegnano nello studio e nel diventare cittadini consapevoli.
EDUCA 2019 parte da qui proponendo una riflessione costruttiva su come riannodare la relazione genitori-insegnanti su base fiduciaria. Per farlo non potrà prescindere dal considerare le comunità e i contesti in cui scuole e famiglie vivono oggi e la sempre più estesa funzione educativa svolta da molteplici agenzie (cooperative, associazioni, enti culturali), anch’esse chiamate a ripensarsi in una società profondamente mutata.
Responsabilità e pensiero critico nel tempo delle nuove tecnologie. 
La presenza diffusa nella vita quotidiana delle tecnologie digitali è un dato di fatto, che non può essere negato. Come non può essere negato che questi strumenti impattano sulle relazioni (educative) in famiglia, a scuola, tra pari e nei contesti sociali.
Questa presenza è stata fino ad ora trattata prevalentemente come una questione legata all’acquisizione delle competenze tecniche necessarie all’uso, trascurando invece le (inevitabili) implicazioni delle tecnologie sulle relazioni o adottando sul punto posizioni ideologiche che si traducono in netti e contrapposti pro o contro.
Crediamo sia invece necessario interrogarsi su come l’educare e suoi elementi fondativi (fiducia, responsabilità, libertà, pensiero critico, regole…) basati finora principalmente sull’esperienza e la presenza, possano oggi essere agiti anche attraverso relazioni mediate e a distanza. Se quindi se le tecnologie siano un nuovo mezzo o un nuovo linguaggio.
Dobbiamo iniziare a individuare un percorso per un’integrazione agita e non subita delle tecnologie che sono già protagoniste della vita dentRo e fuori dalle strutture scolastiche.
Nuove povertà economiche, culturali ed educative. Esodi di massa, ma anche scelte migratorie individuali (volute o subite); confini geopolitici che si spostano. Eventi violenti che minano alle fondamenta la vita delle persone. Innovazioni tecnologiche e scientifiche che cambiano il modo di comunicare, lavorare, viaggiare. E ancora nuove professioni che nascono, magari per durare l’arco di pochi anni; lavori che mancano mentre altri dilagano invadendo il tempo della vita famigliare e sociale. Famiglie che si compongono e ricompongono in modi continuamente diversi. Fenomeni questi che impattano sulle dimensioni fondamentali individuali e collettive: le diseguaglianze, la frammentazione e le solitudini aumentano e i diritti sanciti nelle carte costituzionali e nelle dichiarazioni internazionali rischiano progressivamente di diventare nel vivere quotidiano parole di carta svuotate di significato. Tutto pare essere messo in discussione, ma quanto è veramente discusso e approfondito? In fasce sempre più ampie della popolazione prevalgono paura e smarrimento che a loro volta portano ad una radicalizzazione delle posizioni: si è, senza se e senza ma, “pro” o “contro”. Pro o contro le tecnologie, pro o contro l’accoglienza, pro o contro l’Altro, lo straniero, l’ignoto. La tendenza sembra essere quella di rimanere in superficie avvolti nel rumore di fondo che gli strumenti della comunicazione amplificano.
Gli adulti di oggi paiono sospesi nell’attesa di passare da un mondo che non è più ad un altro che non è ancora. Su di loro tuttavia pesa la responsabilità di indicare una via, una strada possibile da percorrere: è loro il compito di cercare nuovi punti di riferimento credibili per interpretare il presente e immaginare il futuro. E questo compito interroga in modo particolare chi è chiamato con altri, ma più di altri (genitori, insegnanti, educatori) ad accompagnare le nuove generazioni verso il domani. Quali valori e quali competenze aiuteranno gli adulti di domani ad essere uomini e donne capaci, generosi, solidali, impegnati per sé e per gli altri? Come alimentare i loro desideri e il coraggio di provare a realizzarli? Quali strategie per contrastare povertà e stereotipi predittivi di disuguaglianze future? Come i cambiamenti – tecnologici, sociali, culturali e professionali – possono diventare opportunità e non vincoli e limiti? Famiglie e scuole, agenzie culturali ed educative non possono essere lasciate sole di fronte a questi interrogativi. La ricerca, necessariamente collettiva, delle risposte deve partire dal ridare significato a parole fondanti del vivere comune: democrazia, cittadinanza, solidarietà, cooperazione, diritto alla salute, alla pace, all’istruzione e alla conoscenza… A EDUCA si proveranno a far emergere i segni del nuovo che nasce, aprire varchi di riflessione per immaginare nuove forme di incontro, riconoscimento e sostegno reciproco, nuovi modi di essere io e noi, di agire e abitare il mondo.
La cultura occidentale si basa sul valore della libertà inevitabilmente legata alla definizione di regole, concetti sui quali hanno riflettuto per secoli filosofi, letterati e religiosi. Valori per i quali hanno combattuto migliaia di donne e uomini. Idee fondanti del vivere comune che oggi rischiano di essere date per scontate. Le notizie che appaiono tutti i giorni sulla stampa dimostrano invece che non sono affatto condizioni garantite a tutti, né assicurate in ogni situazione del vivere e in ogni parte del mondo. Il rischio poi è che oggi siano percepiti come elementi astratti e distanti: il significato che si dà a libertà e regole impatta invece sulla vita quotidiana, si manifesta nelle esperienze familiari, dentro la scuola, al lavoro, nei contesti associativi e nella comunità.
Libertà e regole riguardano l’io e il noi, noi e il mondo; le relazioni tra uomini e donne, tra culture e religioni diverse, il rapporto con la natura, l’economia, la spiritualità, la giustizia e la democrazia. Il contesto divenuto globale – globalità che si vive anche nella prossimità: nei paesi, nei quartieri in tutti i contesti sociali –  richiede oggi di interrogarsi nuovamente sul loro significato e di farlo in chiave educativa perché queste parole  esprimono la visione del mondo e dell’altro. 
‘Sogni’,  ‘conflitti necessari’: i due volti positivi del ‘desiderio’ e del ‘conflitto’. Così come ‘bisogno indotto’ e ‘violenza’ ne rappresentano il risvolto negativo. Desiderare e contrapporsi sono pulsioni naturali, umane, sulle quali ognuno è chiamato individualmente e collettivamente a far leva perché si trasformino in tensioni a crescere, a migliorare, a costruire. “Saper avere dei desideri significa avere il senso della direzione”. scriveva il poeta ed educatore Danilo Dolci. Parimenti, nello scambio anche veemente di opinioni diverse, ognuno si (op)pone con le proprie idee per raggiungere, nella dimensione del conflitto senza vincenti, una condivisione consapevole.
Cosa farà da grande?“ se lo chiedono gli adulti rispetto alle nuove generazioni. Un interrogativo che si riferisce spesso al lavoro, pensato come fonte di stabilità e felicità. Il lavoro è certo importante, ma è sufficiente? Gli adulti non dovrebbero chiedersi anche che persona sarà? Sarà capace di amare e di ascoltare o chiuso in se stesso? Libero o schiavo delle cose? Partecipe della vita collettiva?
A vent’anni dalla Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, EDUCA si interroga se sia ancora attuale questa dichiarazione; se i diritti siano realmente (ri)conosciuti e rispettati. E ancora come si possa agire di fronte alle violazioni e promuovere un’assunzione collettiva di responsabilità.
A vent’anni dalla Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, EDUCA si interroga se sia ancora attuale questa dichiarazione; se i diritti siano realmente (ri)conosciuti e rispettati. E ancora come si possa agire di fronte alle violazioni e promuovere un’assunzione collettiva di responsabilità.
A vent’anni dalla Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, EDUCA si interroga se sia ancora attuale questa dichiarazione; se i diritti siano realmente (ri)conosciuti e rispettati. E ancora come si possa agire di fronte alle violazioni e promuovere un’assunzione collettiva di responsabilità.
L’emergenza sanitaria che per lunghi mesi ha reso lo spazio domestico luogo esclusivo di vita, ha imposto a bambini e ragazzi e ai loro genitori di rivedere tempi e contesti delle loro relazioni. Allo stesso modo insegnanti ed educatori sono stati chiamati a ripensare, senza il tempo di prepararsi, il loro compito formativo ed educativo. Scuole e servizi educativi basati sulla presenza fisica e la socializzazione, sono diventati spazi inaccessibili nella forma tradizionale provocando in tante famiglie disorientamento e fatiche inedite.