I bambini under 10 utilizzano molto gli schermi per giocare e guardare la tv. Il lockdown ha fatto aumentare esponenzialmente il tempo passato sui device. Le regole che emittenti e piattaforme devono rispettare per tutelare i minori sono poche e lasche così la palla passa ai genitori e agli insegnanti che devono fare media education ai ragazzi.
Se ne è parlato in “TV: istruzioni per l’uso” l’appuntamento che chiude la terza edizione di Educa Immagine.
Nel report “Bambini e lockdown”, realizzato su un campione di oltre 3.000 bambini lombardi nel 2020 e nel 2021, si rileva come i genitori dichiarano che il consumo di televisione da parte dei bambini sia molto aumentato durante il lockdown, ma non è poi calato quando sono state riaperte le scuole. “Il 58% dei bambini tra i 6 e i 10 anni del campione nel 2021 hanno uno smartphone di proprietà, non erano più del 23% prima della pandemia- ha spiegato Paolo Ferri, professore dell’Università Bicocca di Milano e direttore dell’Osservatorio Nuovi Media NuMediaBios -. Oltre la metà di questi bambini usa il telefono per guardare video, tv o per giocare, tra 1 e 3 ore, in media al giorno”.
“Chi comunica educa” ha detto Sergio Manfio autore e sceneggiatore, fondatore e presidente di Gli Alcuni che ha spiegato come importante è scegliere programmi che chiedano ai bambini partecipazione e sensibilizzare i produttori di programmi sul fatto che sulla tv i bambini trovano anche modelli di vita.
“Noi che ci occupiamo di fare televisione dobbiamo costruire contenuti di qualità, e dobbiamo fornire ai bambini strumenti per imparare a sfruttare i nuovi media, a conoscere rischi e potenzialità” ha spiegato Luca Milano direttore di Rai Ragazzi.
Cosa bisogna fare per salvaguardare i bambini?
Occorre tenere spenta la televisione quando si mangia, non lasciare la tv in camera, negoziarne l’uso, mettere i filtri parental control su tutti i dispositivi e gestire la dieta mediatica dei nostri figli.
“Posto che fare media education vuol dire dialogare e mettere dei paletti. Una serie come Squid game (la serie più vista di sempre su Netflix che mette in scena un gioco al massacro) non va fatta vedere, e se per caso è già stata vista bisogna discuterne assieme – ha detto l’esperta di media education Chiara Valmachino: “Ci sono strumenti che possono aiutare i genitori e insegnanti a scegliere cosa far vedere ai propri figli come: Orintaserie che fornisce schede riassuntive e spunti di riflessioni e cataloga le serie per fasce d’età o Generazioni connesse che aiuta a approfondire i temi legati a new media”. Un’educazione ai media che – hanno concordato tutti – deve partire dalla scuola.
In contemporanea nella sala a fianco bambini e ragazzi hanno partecipato al laboratorio condotto dall’esperta Lara Finadri, dove hanno appreso alcuni elementi di base del linguaggio audiovisivo.
Questo incontro chiude Educa Immagine, il festival dell’educazione ai media nato nell’alveo di EDUCA e del Piano cinema per la scuola di MiC e MI, organizzato da Consolida con la direzione artistica di Trentino Film Commision. Oltre alla collaborazione dei partner di EDUCA, il festival dell’educazione, Educa Immagine ha il sostegno della Cassa Rurale di AltoGarda e Rovereto e come media partner: Rai Cultura, Mymovies.it e Dire Giovani.